di Rina Di Giorgio Cavaliere
La costruzione di nuove tecnologie sempre più raffinate e complesse procede verso traguardi avanzati e il nostro tempo, che lo vogliamo o meno, sta modificando in modo decisivo la vita sociale e familiare con nuove forme di aggregazione-riaggregazione nella sfera affettiva, perlopiù instabili ed effimere (vedi la crescente popolarità delle piattaforme di incontri on line). Per la tradizionale ricorrenza di San Valentino i mezzi di comunicazione social, con particolare riguardo all’uso dell’immagine e del linguaggio visivo, hanno perfezionato, grazie all’intelligenza artificiale (AI), alcune app d’incontri come OkCupid che ha chiesto a ChatGpt il software per approntare sei domande fondamentali su cui basare il primo approccio a una relazione. C’è persino una startup, Keys AI, che ha lanciato un’app in grado di gestire in autonomia le conversazioni su Tindr, Bumble, Grindr e Hinge. Il sistema ha incontrato anche il favore della Generazione Z, maggiore fruitore dei new media.
Internet non è semplicemente un mezzo di comunicazione universale e anonimo; crea esso stesso un ambito pubblico e lo diffonde. Il rapido sviluppo del World Wide Web (www) dalla sua esplosione nel 1993 ha raggiunto il dominio nel panorama dei mezzi di comunicazione di massa, sia in ambito privato che pubblico, e non ha rivali nel processo di crescita dei giovani. All’interno di questa realtà è giusto chiederci in quale misura tutto ciò disturbi o addirittura si rifletta negativamente sulla formazione delle nuove generazioni. Parliamo del ruolo di fatto progressivamente occupato dai media, del potere di sottrazione rispetto a elementi o aspetti di una vita infantile e adolescenziale diversa e collaudata, senza tralasciarne i contenuti, la violenza e il linguaggio. I rischi e gli effetti dannosi vanno contrastati da parte degli adulti, come suggerisce il buon senso, attraverso alcune linee d’intervento, in particolare sul facile accesso alla rete con il sistema “sicurezza informatica”.
La famiglia è un’istituzione che risente in modo quasi immediato dei cambiamenti economici e sociali, soprattutto di quelli che toccano la mentalità collettiva e rimane l’ambiente più idoneo e indicato per la crescita e lo sviluppo della personalità dei ragazzi: invocazione a una vita più autentica, più vera. La legge fa propria questa posizione sostenendo che “il minore ha il diritto di essere educato nell’ambito della propria famiglia” (art. 1 della legge n. 184 del 1983). Se vivere è crescere, lo è specie per i ragazzi nei quali si manifesta il desiderio di non essere trattati da bambini in casa o a scuola; fragili e irresponsabili fino a che non trovano il loro posto nella società adulta. E questo non solo per il fattore connesso con lo sviluppo fisico, ma soprattutto per i fattori di ordine spirituale e interiore, essendo caratteristica peculiare di questo tipo di crescita la progressiva capacità a fare con giudizio le scelte quotidiane. Le più impegnative e decisive, come l’amore, comportano delle conseguenze e quindi delle responsabilità verso se stessi e verso gli altri, benché tutte presuppongano la capacità di saper affrontare con coraggio le situazioni e gli avvenimenti, dominando su di essi e non lasciandosi dominare.
E’ diffuso il giudizio secondo cui il contesto, nel quale i nostri giovani vivono, in apparenza offre loro numerose occasioni di scelta, che sembrano libere e responsabili; in realtà tutto è già programmato e le scelte sono spesso guidate da elementi esterni e fortemente persuasivi. I particolari dinamismi di crescita fanno emergere numerose problematiche e nella ricerca di strategie meglio rispondenti al momento è coinvolta l’intera società, quella definita da Aldo Agazzi “educante”, allorquando così si esprime: «Chiamo “pedagogia sociale” la coscienza e l’opera di una società consapevole delle proprie responsabilità educative nei riguardi delle nuove generazioni, tali da fare di essa un soggetto educatore, una società educante».
La costruzione di nuove tecnologie sempre più raffinate e complesse procede verso traguardi avanzati e il nostro tempo, che lo vogliamo o meno, sta modificando in modo decisivo la vita sociale e familiare con nuove forme di aggregazione-riaggregazione nella sfera affettiva, perlopiù instabili ed effimere (vedi la crescente popolarità delle piattaforme di incontri on line). Per la tradizionale ricorrenza di San Valentino i mezzi di comunicazione social, con particolare riguardo all’uso dell’immagine e del linguaggio visivo, hanno perfezionato, grazie all’intelligenza artificiale (AI), alcune app d’incontri come OkCupid che ha chiesto a ChatGpt il software per approntare sei domande fondamentali su cui basare il primo approccio a una relazione. C’è persino una startup, Keys AI, che ha lanciato un’app in grado di gestire in autonomia le conversazioni su Tindr, Bumble, Grindr e Hinge. Il sistema ha incontrato anche il favore della Generazione Z, maggiore fruitore dei new media.
Internet non è semplicemente un mezzo di comunicazione universale e anonimo; crea esso stesso un ambito pubblico e lo diffonde. Il rapido sviluppo del World Wide Web (www) dalla sua esplosione nel 1993 ha raggiunto il dominio nel panorama dei mezzi di comunicazione di massa, sia in ambito privato che pubblico, e non ha rivali nel processo di crescita dei giovani. All’interno di questa realtà è giusto chiederci in quale misura tutto ciò disturbi o addirittura si rifletta negativamente sulla formazione delle nuove generazioni. Parliamo del ruolo di fatto progressivamente occupato dai media, del potere di sottrazione rispetto a elementi o aspetti di una vita infantile e adolescenziale diversa e collaudata, senza tralasciarne i contenuti, la violenza e il linguaggio. I rischi e gli effetti dannosi vanno contrastati da parte degli adulti, come suggerisce il buon senso, attraverso alcune linee d’intervento, in particolare sul facile accesso alla rete con il sistema “sicurezza informatica”.
La famiglia è un’istituzione che risente in modo quasi immediato dei cambiamenti economici e sociali, soprattutto di quelli che toccano la mentalità collettiva e rimane l’ambiente più idoneo e indicato per la crescita e lo sviluppo della personalità dei ragazzi: invocazione a una vita più autentica, più vera. La legge fa propria questa posizione sostenendo che “il minore ha il diritto di essere educato nell’ambito della propria famiglia” (art. 1 della legge n. 184 del 1983). Se vivere è crescere, lo è specie per i ragazzi nei quali si manifesta il desiderio di non essere trattati da bambini in casa o a scuola; fragili e irresponsabili fino a che non trovano il loro posto nella società adulta. E questo non solo per il fattore connesso con lo sviluppo fisico, ma soprattutto per i fattori di ordine spirituale e interiore, essendo caratteristica peculiare di questo tipo di crescita la progressiva capacità a fare con giudizio le scelte quotidiane. Le più impegnative e decisive, come l’amore, comportano delle conseguenze e quindi delle responsabilità verso se stessi e verso gli altri, benché tutte presuppongano la capacità di saper affrontare con coraggio le situazioni e gli avvenimenti, dominando su di essi e non lasciandosi dominare.
E’ diffuso il giudizio secondo cui il contesto, nel quale i nostri giovani vivono, in apparenza offre loro numerose occasioni di scelta, che sembrano libere e responsabili; in realtà tutto è già programmato e le scelte sono spesso guidate da elementi esterni e fortemente persuasivi. I particolari dinamismi di crescita fanno emergere numerose problematiche e nella ricerca di strategie meglio rispondenti al momento è coinvolta l’intera società, quella definita da Aldo Agazzi “educante”, allorquando così si esprime: «Chiamo “pedagogia sociale” la coscienza e l’opera di una società consapevole delle proprie responsabilità educative nei riguardi delle nuove generazioni, tali da fare di essa un soggetto educatore, una società educante».