di Rina Di Giorgio Cavaliere
Nell’imminenza delle festività il primo a palesarsi è sempre il Natale commerciale, condizionamento di una società tecnologica che tende ad esaltare i valori del progresso e dell’economia.
Di certo lontano da quello più autenticamente vissuto, inteso come momento di riflessione e di pausa, per rientrare in ciò che la vita con le sue necessità ci ha tolto o tende a farci dimenticare.
Il desiderio del raccoglimento interiore così descritto dal poeta Giuseppe Ungaretti: non ho voglia/di tuffarmi/in un gomitolo/di strade. Ho tanta/stanchezza/sulle spalle. Lasciatemi così/ come una/ cosa/posata/ in un angolo/e dimenticata. Qui non si sente/ altro/che il caldo buono/Sto/con le quattro/capriole/ di fumo/del focolare”.
L’aria di Natale rimane legata al presepe e a S.Francesco d’Assisi (1181-82/1226). La storia del santo è troppo nota, perché si debba descrivere nei particolari. Risulta utile ricordare alcune vicende fondamentali, a partire dalla consapevole accettazione di una vita nuova nel netto distacco dall’ambiente familiare e sociale che lo aveva visto giovanissimo (1204) abbracciare le armi nella guerra di Assisi con Perugia e, successivamente, tentare la carriera militare, cercando di raggiungere in Puglia le truppe di Gualtieri di Brienne. Dopo la crisi spirituale si dedica alla vita religiosa non impegnata nella meditazione solitaria, all’incessante opera di proselitismo e all’impresa di evangelizzare le genti d’Africa (1213).
Nello spirito di conciliazione, serenità e letizia corrispondente alle caratteristiche della sua indole umana, a Grecce (1223) celebra visivamente la prima Natività, manifestazione dell’amore divino, spinto anche dall’intento di condividere il suo messaggio di pace con tutta l’umanità. Lo stesso che lo aveva portato nel 1219 nei luoghi della cristianità, teatro della tragica “guerra santa” (espressione utilizzata dai cristiani per giustificare le crociate). Dopo alcuni sfortunati tentativi, giunto a Damiata assediata dai crociati, si era presentato al sultano al-Malik al-Kamil, che non era riuscito a convertire, ma che lo aveva accolto benevolmente, consentendogli di recarsi in Terrasanta.
Tutt’altro che idilliaco è il contesto in cui anche oggi si vive; non pochi problemi sono presenti nel nostro mondo del Duemila, soprattutto i controversi e i molti irrisolti. “ i giovani e la pace camminano insieme” era lo slogan della Giornata Mondiale della Pace nel lontano 1985. La guerra continua a imperversare sul nostro pianeta e gli accadimenti funesti tingono dei colori della tragedia la vita di tanti esseri umani. Questa realtà oggettiva che assilla e opprime chi deve subirla, porta di conseguenza allo svilimento di alcuni valori morali, un tempo considerati capisaldi del vivere civile. La sola via di azione che ci si apre dinnanzi è la predicazione della buona novella. La scoperta del progetto di Dio invita alla collaborazione, ma esige una risposta libera, una scelta consapevole e attenta che incide sulla vita. La Sue scelte devono diventare le nostre scelte e l’Incarnazione è la prima ed essenziale scelta di fondo.
Nell’imminenza delle festività il primo a palesarsi è sempre il Natale commerciale, condizionamento di una società tecnologica che tende ad esaltare i valori del progresso e dell’economia.
Di certo lontano da quello più autenticamente vissuto, inteso come momento di riflessione e di pausa, per rientrare in ciò che la vita con le sue necessità ci ha tolto o tende a farci dimenticare.
Il desiderio del raccoglimento interiore così descritto dal poeta Giuseppe Ungaretti: non ho voglia/di tuffarmi/in un gomitolo/di strade. Ho tanta/stanchezza/sulle spalle. Lasciatemi così/ come una/ cosa/posata/ in un angolo/e dimenticata. Qui non si sente/ altro/che il caldo buono/Sto/con le quattro/capriole/ di fumo/del focolare”.
L’aria di Natale rimane legata al presepe e a S.Francesco d’Assisi (1181-82/1226). La storia del santo è troppo nota, perché si debba descrivere nei particolari. Risulta utile ricordare alcune vicende fondamentali, a partire dalla consapevole accettazione di una vita nuova nel netto distacco dall’ambiente familiare e sociale che lo aveva visto giovanissimo (1204) abbracciare le armi nella guerra di Assisi con Perugia e, successivamente, tentare la carriera militare, cercando di raggiungere in Puglia le truppe di Gualtieri di Brienne. Dopo la crisi spirituale si dedica alla vita religiosa non impegnata nella meditazione solitaria, all’incessante opera di proselitismo e all’impresa di evangelizzare le genti d’Africa (1213).
Nello spirito di conciliazione, serenità e letizia corrispondente alle caratteristiche della sua indole umana, a Grecce (1223) celebra visivamente la prima Natività, manifestazione dell’amore divino, spinto anche dall’intento di condividere il suo messaggio di pace con tutta l’umanità. Lo stesso che lo aveva portato nel 1219 nei luoghi della cristianità, teatro della tragica “guerra santa” (espressione utilizzata dai cristiani per giustificare le crociate). Dopo alcuni sfortunati tentativi, giunto a Damiata assediata dai crociati, si era presentato al sultano al-Malik al-Kamil, che non era riuscito a convertire, ma che lo aveva accolto benevolmente, consentendogli di recarsi in Terrasanta.
Tutt’altro che idilliaco è il contesto in cui anche oggi si vive; non pochi problemi sono presenti nel nostro mondo del Duemila, soprattutto i controversi e i molti irrisolti. “ i giovani e la pace camminano insieme” era lo slogan della Giornata Mondiale della Pace nel lontano 1985. La guerra continua a imperversare sul nostro pianeta e gli accadimenti funesti tingono dei colori della tragedia la vita di tanti esseri umani. Questa realtà oggettiva che assilla e opprime chi deve subirla, porta di conseguenza allo svilimento di alcuni valori morali, un tempo considerati capisaldi del vivere civile. La sola via di azione che ci si apre dinnanzi è la predicazione della buona novella. La scoperta del progetto di Dio invita alla collaborazione, ma esige una risposta libera, una scelta consapevole e attenta che incide sulla vita. La Sue scelte devono diventare le nostre scelte e l’Incarnazione è la prima ed essenziale scelta di fondo.